I primi di Novembre del 1971, al Salone di Torino, nello stand Bertone viene presentata la Stratos HF, nata con la collaborazione del Reparto Corse Lancia. La demo car ha il motore posteriore centrale della Ferrari Dino, ma solo il 2 febbraio 1972 Enzo Ferrari, in seguito alla vittoria della Lancia Fulvia al Rally di Montecarlo, avvia con Pierugo Gobbato, Direttore Generale della Lancia, la collaborazione che avrebbe permesso la fornitura di 500 motori Ferrari per la produzione in serie della Lancia Stratos.
Nasce così, dal genio di Nuccio Bertone e dall’intuizione di Cesare Florio, una leggenda, la Lancia Stratos che, grazie alle capacità di uno straordinario team Lancia, fu l’indiscussa dominatrice dei rally degli anni Settanta.
Il cuore di questa macchina vincente era il propulsore: il sei cilindri a V della Ferrari Dino 246 “Tasmania”, che i test del team Lancia HF per il Tour de France avevano già individuato come ottimo in termini di potenza e affidabilità, doti che avevano permesso alla monoposto della Ferrari di vincere la Formula Tasman, in Australia e Nuova Zelanda, con Chris Amon e Graeme Lawrence.
Il cuore di questa macchina vincente era il propulsore: il sei cilindri a V della Ferrari Dino 246 “Tasmania”, che i test del team Lancia HF per il Tour de France avevano già individuato come ottimo in termini di potenza e affidabilità, doti che avevano permesso alla monoposto della Ferrari di vincere la Formula Tasman, in Australia e Nuova Zelanda, con Chris Amon e Graeme Lawrence.
Collocato in posizione trasversale posteriore centrale, nel ristretto spazio del vano posteriore, il motore garantiva sia il tipo di trazione – posteriore – sia la ripartizione dei pesi previste dal progetto. Era questo il cuore di una vera belva da corsa (i francesi la soprannominarono proprio bête à gagner).
Due scuderie, il Jolly Club di Milano, guidato da Roberto Angiolini, e la Scuderia Grifone di Genova, con Luigi Tabaton, erano le uniche supportate ufficialmente dalla Lancia in Italia, allo scopo di evitare dispersioni di budget nei campionati minori.
Per rafforzare la preparazione tecnica delle scuderie, si decide di affiancare loro un solido supporto tecnico. Per questo Lancia incoraggia la collaborazione con preparatori di consolidata esperienza, tra i quali spicca il nome di Michelotto.
Grazie alle loro competenze si costruisce una delle chiavi dei successi dalla Stratos, la Regina dei Rally.
Le vetture la cui preparazione è stata assegnata a Michelotto ottengono successi importanti: cinque Campionati Italiani Rally ed oltre trenta vittorie assolute, un biglietto da visita che sarebbe stato poi fondamentale per ottenere la fiducia della Ferrari per l’assegnazione del progetto di preparazione della 308 rally.
Questi successi sono legati a storie e nomi indimenticabili nel panorama rallystico italiano degli anni ‘70. Tra i tanti ad avere guidato le vetture preparate da Michelotto, spiccano i nomi di due piloti che infiammarono gli appassionati di Rally in Italia: Adartico Vudafieri e Antonio Fassina.
Nel 1976 Adartico Vudafieri in arte “Vuda”, agli inizi della sua carriera arriva alla guida della Lancia Stratos preparata da Michelotto con cui si aggiudica il Trofeo Rally Nazionali vincendo 4 gare: il Rally Colline di Romagna, il Giro della Campania, il Rally 333 Minuti e il Rally del Gargano. Con questa stagione inizia il suo mito, che porta il nome di Vudafieri alla ribalta in Italia.
Nel 1977 Vuda prosegue la sua crescita e si mette in mostra vincendo il Rally del Ciocco e ottenendo altri piazzamenti di prestigio, come il secondo posto al Rally Campagnolo e delle Alpi Orientali e un terzo e quarto posto rispettivamente al Rally Colline di Romagna e al Rally di Sicilia, questa volta in coppia con Massimo de Antoni.
Sempre nel 1976 un’altra auto preparata da Michelotto viene assegnata dalla scuderia del Grifone alla Coppia Fassina – Mannini. Antonio Fassina, in arte “Tony”, sull’auto di Michelotto quell’anno vince il primo Campionato Italiano Rally, dimostrando le sue capacità, che consoliderà negli anni successivi, diventando il primo pilota di rally non facente capo a una scuderia ufficiale a conseguire prestigiose vittorie in campo nazionale ed internazionale, alcune delle quali valevoli per il Campionato del Mondo.
Oltre a queste due icone dei Rally è impossibile non citare Anna Cambiaghi, che a bordo della Stratos del Team Michelotto nel 1979 vince la Coppa CSAI Femminile Rallies Internazionali per la seconda volta, una delle tante tappe vincenti della carriera di questa incredibile ed eclettica pilota, che tra i tanti successi può anche annoverare una partecipazione a Le Mans e la vittoria della “Transafrica” nel 1980 nella categoria Camion.
Il suono inconfondibile delle Stratos preparate da Michelotto (e non solo) era affidato ad un sistema di scarico sviluppato direttamente nelle vicinanze della fabbrica Ferrari di Maranello, da un’azienda, la Due Erre gestita dalla famiglia Ruini, che si stava consolidando in Italia come l’unica azienda in grado di preparare i serbatoi e gli scarichi delle vetture da corsa che avessero ambizioni di vittoria nei campionati nazionali e mondiali. In qualche modo, il seme che avrebbe portato alla collaborazione fra Michelotto e la Ferrari, aveva anche fissato le basi per la sezione motorsport dei sistemi di scarico della Due Erre, la Tubi Style.
L’esperienza tecnica maturata sul fantastico ed iconico progetto Stratos, ha consentito alla Tubi Style di realizzare una serie di componenti specifici per la Ferrari Dino 246 che non hanno eguali in termini di performance.